martedì 24 maggio 2016

I CAMILLI




"Dottoressa, ha un secondo, che le devo parlare?"
"Certo, avvocato. Un caffé?"
"Un caffé"

Questa è la storia di una masturbazione mentale lunga tre anni, quale solo chi è veramente malato di cibo come la sottoscritta e le sue amiche può trovare normale. Laddove per gli altri c'è il TSO, per noi ci sono disquisizioni teoriche infinite con prove pratiche strampalate, alcune delle quali finiscono anche nel luogo di lavoro se si ha la ventura di condividere l'ufficio con una delle pasionarie di cui sopra. 

In principio, fu una ricetta di torta alle carote e wasabi di Ernst Knam, pubblicata sul vecchio blog a stampi ancora roventi, da tanto buona e bella era venuta. 
Mi sembrava di fare un torto ai lettori, ad aspettare anche solo che un minuto di più. Già era toccato loro di vivere nell'ignoranza per tutto quel tempo, figuriamoci se avessi  infierito ancora, ritardando la pubblicazione in nome di luci giuste e inquadrature ben fatte.
"Intanto, chi vuoi che faccia caso ad una foto mal riuscita, di fronte a una ricetta del genere?"
Tutti, fu la triste risposta.
Nel senso che il cake salato più sublime dell'universo mondo non venne considerato da nessuno. Neppure dal sistema dell'indice del blog, che si ostinava ogni volta a cancellarlo dalla memoria.
Nella vita reale, poi,non è che andasse meglio. 
Circondata com'ero da palati fini, bastava dire "cren" per ottenere un immediato "no grazie". E a nulla serviva ricordare che quella roba verde che avevano sciolto la sera prima nella salsa di soia, al ristorante giapponese, aveva praticamente lo stesso sapore. Se vuoi fare il figo, chiamalo "wasabi". 
Ma se lo chiami "cren", non hai speranze.
E così mi ero già rassegnata all'avverso destino della food blogger incompresa quando, sul più bello, mi piombò in studio la collega della porta accanto, a chiedermi lumi.
"Che causa le interessa, Avvocato?"
"Quella della torta di carote e cren"

All'epoca,ci conoscevamo poco, Giulietta e io.
Di lei ammiravo da lontano la mamma e adoravo il fantasma del nonno, sulle cui dispense avevo imparato ad  amare e a capire il Greco. Apprezzavo la professionalità, l'impegno, la preparazione, la dedizione al lavoro- e la pazienza sovrana con cui era solita rispondere agli imperiosi solleciti della sottoscritta. 
Ma che si interessasse di cucina, mai pervenuto.
Meno che mai che leggesse il mio blog.
Meno che mai-issimo che potesse avere un palato così raffinato, da apprezzare questa ricetta.
Il resto, è la storia che lei ci racconta qui da anni, con una maestria senza pari, che coltiva da anni con passione e trasmette con generosità ed allegria. 
E che ha avuto inizio proprio da queste tortine- e da quel " ... c'è qualcosa che non mi convince" su cui abbiamo sperimentato nei mesi successivi, scambiandoci perplessità e insoddisfazioni reciproche, fino alle rispettive soluzioni finali.

La sua  la trovate qui, ed è squisitamente tecnica tecnica.
La mia, la trovate qui sotto- ed è squisitamente cialtrona. 
Nel senso che, nel sovrano casino della mia testa, della miaagenda e della mia cucina,  mi son dimenticata un ingrediente.
Epperò, ho trovato la texture perfetta. 
Con tanto di nuovo formato,  di nuova ricetta- e pure di nuovo nome di battesimo....

I CAMILLI
DA UNA RICETTA DI ERNST KNAM




350 g di carote, mondate, lavate e grattugiate finemente
250 g di farina debole
150 g di burro (a temperatura ambiente)
150 g di Parmigiano Reggiano grattugiato
50 g  di olio extravergine di oliva
30 g di rafano cremoso ( o wasabi in pasta)
20 g di lievito istantaneo (per torte salate)
15 g di senape in grani (va benen anche un cucchiaio colmo di senape all'antica, quella coi semini)
10 g di sale
7  6 uova intere 

Come ho già detto, la disamina di Giulietta è perfetta:io ho praticamente seguito quella. Ve la sintetizzo qui, ma da lei trovate tutti i perché e i percome.

1. le carote le ho tritate col Bimby. Lame a go go- e pazienza. 
2. farina e lievito setacciati direttamente sulle carote.
3. uova sgusciate in un piatto e leggermente battute con una frusta

si inizia dal burro, che va montato a lungo con le fruste elettriche. Deve diventare pallido e spumoso. Dopodiché ho aggiunto la senape e il rafano e poi, sempre montando, l'olio a filo e le uova, poco alla volta, fino ad ottenere una massa gonfia e aerosa. Ho aggiunto poi il composto di carote e farina, amalgamandolo piano piano con una spatola con il solito movimento dall'alto verso il basso, per non far smontare il composto. In ultimo ho aggiustato di sale.

La ricetta originale vuole che dopo l'aggiunta delle carote e della farina si passi al Parmigiano reggiano. Come ho già detto, io me lo sono completamente dimenticato- e visti i risultati spero di non dovermelo ricordare mai più :-)

La Cottura
I Camilli che vedete in foto sono stati cotti in stampi di silicone, a 180°C per 15-20 minuti. Con queste dosi ne ho ottenuti circa 35.
Se volete mantenere la forma originale, fate cuocere in due stampi da cake da 500 ml l'uno, per 30-40 minuti. Conviene sempre fare la prova stecchino perché la doratura inganna, su una torta arancione. A parere personale, se la si sforna quando è ancora leggermente umida, è meglio.