lunedì 31 agosto 2015

All Those Years Ago....




Grazie a te...

... ho imparato che i tappi non si appoggiano sui contenitori, ma vanno avvitati, e pure belli stretti
e che lavare la moka è un sacrilegio, secondo solo a svuotare la borsa del calcetto e lavare il contenuto con l'ammorbidente profumato.

Ho imparato che non c'è piacere più grande del costruirsi una cucina dal niente, macinando km per mercatini, misurando gli orli delle tende e passando ore a studiare piastrelle...
che non c'è gioia più ineffabile del condividere il segreto della domenica perfetta, quella che si tinge di rosso e di blu
che le sfumature della tenerezza hanno le sembianze di un micino nero....
e che gli accenti della dolcezza sono nascosti nelle note di un Trio.


Ho imparato che i ruoli migliori son quelli che si conquistano sul campo in barba a nature cieche e a sorti avverse
e che qualsiasi cosa può rinascere dai cocci, se si usano amore e pazienza e fiducia come collante

Ho imparato che il verbo più bello da coniugare è che insieme, lo si può fare.
E che non c'è montagna così alta da non  poter essere scavalcata, nè mare così insidioso da non poter essere domato

Ho imparato a svegliarmi felice, 
Ho imparato a star bene dovunque

A non avere rimpianti, nel chiudere le vecchie porte
A non avere paura nell'aprirne di nuove 
A guardare  avanti con curiosità
A guardare indietro con dolcezza
A perdonare
A perdonarmi
E a resistere al vuoto, se le braccia che mi sorreggono sono le tue. 

Buon Anniversario, amore mio

domenica 30 agosto 2015

ELOGIO DELLA FOLLIA



"Le ragazze ai miei tempi erano molto educate e questo è il motivo per cui ora soffriamo tutte di colite.”

 
Da qualche parte devo aver letto che ogni tot anni si cambiano i gusti alimentari. 
E' una specie di riflesso automatico, contro il quale non si può fare nulla. 
Andate a dormire dopo aver rifiutato con sdegno una macedonia perché no, la frutta servita in questo modo non vi piace-e vi svegliate al mattino con una voglia matta di affondare il cucchiaio in una insalatiera, piena zeppa di tutto il ben di dio che il fruttivendolo vi può offrire, immersa in liquidi sciropposi e dolciastri. E da lì in poi, andrà sempre così, fino a quando le pagine del calendario non vi diranno che siete giunti ad un nuovo punto di svolta. 
Bene, non so se questa teoria sia davvero fondata, ma potrei applicarla a me stessa, nel caso dei gusti letterari. 
Perchè è fuori di dubbio che, da qualche tempo a questa parte, li abbia cambiati.
Altrimenti, non solo non avrei finito Tutte le famiglie sono psicotiche, ma neppure me lo sarei goduto come ho fatto, dalla prima all'ultima riga.

Semmai, di fronte a uno solo degli esemplari qui descritti, sarei rapidamente retrocessa, con un'espressione di malcelato orrore sul viso. 

Intanto, due sono malati di AIDS- e non lo sono tanto per dire:ulcere, medicine, piaghe, emorragie e sanguinamenti vari, che ritornano puntuali, a ricordarti che le malattie tutto sono,fuorchè un espediente letterario; 

poi abbiamo un depresso vero, cioè uno di quelli che prenderesti a sberle dal mattino alla sera-e di nuovo perchè questa è la depressione vera, non quella roba nostalgica da Sensucht romantica,che magari possiamo anche provare a raddrizzarla in qualche modo;

e poi, in ordine sparso: 

la pronipote di Mary Ingalls della Casa nella Prateria

una femen dal nome improponibile

una seconda moglie modello Samantha Fox

e un primo-secondo marito che incarna il peggio del peggio degli stereotipi, da quello dell'ex ragazzone a stelle&strisce a quello del padre che non trova altra misura che le botte, nel definire il suo rapporto coi figli maschi e l'adulazione, nel caso della figlia femmina. Che, per inciso, è fuori norma pure lei, mutilata dalla nascita e prossima ad un lancio nello spazio. E' questa l'occasione che vede finalmente riunita la famiglia Drummond, nel nome dell'ospitalità della Nasa, in una sorta di moderno bestiario dal quale non possono che scaturire le avventure più esilaranti,assurde, grottesche, tutte sul crinale della legalità, se non addirittura della verosimiglianza.

Ora, come dicevo all'inizio, questo new deal letterario spiazza anzitutto la sottoscritta. Ragion per cui, quando sono arrivata in fondo, soddisfatta,divertita e pure intenerita, la prima cosa che ho fatto è stata quella di andarmi a leggere le recensioni sul romanzo, alla ricerca di una spiegazione che potesse rendere ragione di questo stato d'animo.
Non l'ho trovata- ve lo preannuncio.
Troppi riferimenti "alti", troppi affondi nel cinema, troppi confronti con la produzione precedente di un autore che non conoscevo prima dell'altro ieri. 
E allora, provo a darmela da sola, questa benedetta spiegazione, cercandola nell'unico baluardo che ancora resiste al cambiamento, vale a dire lo stile della narrazione. 
Che scorre fra il distacco che ti permette di ridere anche delle tragedie della vita e, nel contempo, la simpatia con cui l'autore guarda ai suoi personaggi, regalando alla storia un lieto fine e al lettore la grande occasione di affezionarsi a loro, in barba alle convenzioni, ai pregiudizi, a ciò che è normale e ciò che non  lo è, in una sorta di "affratellamento universale" nel nome di una anormalità che,a ben guardare,  è l'unica vera regola che regga la nostra vita.
O,quanto meno, la sua parte migliore.

lunedì 17 agosto 2015

TORTA DI PANE ZUCCHINI E POMODORI...E CHE CI FACCIO QUI


Torta di pane,zucchini e pomodori: vai subito alla ricetta

Tutto cominciò con una escort.
O meglio: con il sospetto di una escort.
O meglio ancora: con il sospetto che si sospettasse che io sospettassi...

Meglio fare un rewind....

Punto uno: Non sono gelosa.

Sono scorbutica, impulsiva, collerica, saccente, puntigliosa quando mi ci metto e disordinata anche quando non mi ci metto, arrogante, presuntuosa (se me lo dite, mi offendo), ma gelosa proprio no.
Neanche da adolescente, quando mi svegliavo un giorno sì e un giorno anche con una cotta fulminante per il compagno di banco o il più carino della spiaggia, per tutto soffrivo le pene dell'inferno tranne che per la gelosia.

Neppure sopportavo fidanzati gelosi, per cui non crea stupore che abbia sposato un uomo che sta agli intighi e ai sotterfugi come la sobrietà a una banda di hooligans o la gavetta ad Aurora Ramazzotti: non pervenuta, insomma. Mio marito è capace dei peggiori sacrilegi in materia di intelligenza sociale, tipo presentare amanti nascoste a mogli legittime o assistere a flagranze di reati contro la morale coniugale senza battere ciglio e, quel che è peggio, senza minimamente cogliere che qualcosa non va. Farglielo notare, poi, è ancora peggio:le obiezioni vanno da "sei la solita malpensante" (quando la realtà è ampiamente sconfinata nell'evidenza) a "ma figurati se ho tempo da perdere in 'ste robe"( in replica al "cosa ti avevo detto?" pronunciato sulle pubblicazioni per le seconde nozze del fedifrago con la ex amante, assurta ora al ruolo di prossima sposa). Nella sua primitiva concezione del mondo da ingegnere alfa, tutti i bisogni dell'umanità possono essere ampiamente soddisfatti da un computer, un campo di calcetto, un abbonamento alla Nord e una birra- archiviando il resto alla voce "stracciamenti di maroni", di cui quelli relativi alla moglie occupano, neanche a dirlo, il grado più alto.

Per fortuna, esistono le amiche.
Rigorosamente femmine, rigorosamente ciarliere, rigorosamente capaci di vedere l'evidenza e anche quello che ci sta dietro, sfumature di vari colori comprese. E di parlarne, con la complicità leggera che si conquista solo dopo lunghe ed abituali frequentazioni, meglio se davanti al tavolino del bar degli apertivi-e meglio ancora se al secondo giro di spritz.
Vale più quello che un abbonamento a Vanity Fair o alla pagina dei necrologi del Decimonono. in mezz'ora, sai tutto quello che avresti sempre voluto sapere e hai naturalmente osato chiedere, sperando pure in qualcosa di più.
E quindi....

"quindi, adesso, quando vanno ai congressi, hanno la escort compresa nel prezzo"
La scena è la solita, al solito tavolino sotto i tigli della piazzetta più incantata della città,con le solite tre protagoniste, con qualche guest star alla bisogna, come quella che sta parlando in questo momento, istruendo le altre sulle ultime tendenze in materia di shipping.
"no, dai, non esagerare: compresa nel prezzo, addirittura?"
"fra gli accessori dell'hotel. Praticamente, te la trovi lì, in mezzo agli spazzolini, il lucidascarpe, l'accappatoio e le babbucce: me lo ha raccontato una mia amica, che aveva accompagnato il marito a Londra ed è salita in camera prima di lui.. non vi dico la scena...."
"Maddai, ma non ci credo... sarà stata la donna delle pulizie, su..."
"Se ti dico che è così... guarda che a Barcellona hanno inaugurato un 5 stelle in cui il valore aggiunto è proprio quello"
"E questo chi te lo ha detto,scusa? l'ennesima moglie gelosa?"
" No cara... una che ci lavora"
" Amica tua pure quella?"
" No, amica  di tuo marito"- e giù risate, come se non ci fosse un domani.

Per la cronaca, rido ancora adesso- al ricordo di quel pomeriggio e all'abnormità della faccenda.
Chi ride un po' meno è mio marito che, da allora, si deve sobbarcare la presenza della moglie a tutti i congressi a cui è invitato, in barba ai suoi programmi di serate perfette, con facebook,  Rachmaninov, birrazza e rutto libero. Ora gli toccano giri città, cene al ristorante, pure carte di credito prosciugate purchè mi levi dai piedi per mezz'ora, il tutto secondo un copione collaudato che, di solito, inizia con la lettera d'invito e finisce con la nota spese, al rientro a casa.
Il colpo di scena che ci ha portato a Sing sing, insomma, era un fuori programma.
Ma questo, la prossima volta...

TORTA DI PANE DI ALTAMURA ZUCCHINE E POMODORO


Ingredienti per 6-8 persone

6- 8 fette di pane di Altamura, leggermente rafferme
5 uova intere (eventualmente ancora un tuorlo)
250 ml di panna (eventualmente altri 75 ml)
500 g di zucchini
2 pomodori
1 scamorza affumicata ( circa 3 hg)
olio extravergine di oliva
pangrattato, una manciata
parmigiano grattugiato, 2 belle manciate
origano secco, mezzo cucchiaino
qualche rametto di timo
qualche foglia di basilico, tagliata finemente
sale e pepe

Uno stampo a cerniera di 24- 26 cm

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Preparate lo stampo
Ungete il fondo con poco olio e fatevi aderire un foglio di carta da forno, ritagliandolo alla base (in pratica, dovete rivestire solo il fondo, non i bordi). Ungete bene i bordi, spennellandoli con l'olio extravergine.

Per il guscio
Sgusciate le uova, sbattetele rapidamente con una forchetta, aggiungete la panna e salate. Immergetevi velocemente le fette di pane e disponetele nella tortiera, in modo da ricoprire il fondo e i bordi. Lasciate intere le fette sul fondo dello stampo, tagliate a metà quelle intorno ai bordi: verificate che il guscio di pane ricopra interamente la tortiera, senza che ci siano spazi fra una fetta e l'altra: nel caso, chiudeteli con altro pane inzuppato nelle uova.
Non gettate via il mix di panna e uova!
Mettere in forno ad asciugare, a 200 gradi, per 4-5 minuti

Per il ripieno
Mentre il pane asciuga in forno, grattugiate gli zucchini e fateli saltare in padella per 7-8 minuti, con un po' di olio e sale. Potete anche aromatizzare con del basilico, tagliuzzato con le forbici. Devono rimanere croccanti. Lasciateli intiepidire e unitele al composto rimasto di uova e panna. Se il pane dovesse averne assorbito troppo, aggiungete eventualmente un tuorlo e 75 ml di panna. Aggiungetevi poi la scamorza tagliata a dadini, il parmigiano, una macinata di pepe e un po' di sale, se è il caso ( di solito, lo è).

Estraete la teglia dal forno e lasciate intiepidire per 2-3 minuti. Versate poi il compostonel guscio di pane,  livellatelo bene e copritene una parte con delle fette non troppo sottili di pomodoro ( vanno bene quelli da condire, rotondi). In pratica, dovete fare un cerchio, lasciando libero il centro, come nella foto.
Terminate spolverando la superficie di pangrattato e di erbette.
In forno a 200 gradi per mezz'ora- 40 minuti
E' la fine del mondo...
Buon appetito
Alessandra

martedì 4 agosto 2015

ALFABETO DI ...MATERA



Quello che segue è il resoconto del Blog Tour organizzato dall'Associazione Italiana Food Blogger a Matera, in occasione dell'inaugurazione di Girolio 2015-Expo, la manifestazione itinerante dell'Associazione Nazionale Città dell'Olio, promotrice dell'evento. Ringrazio per le foto Patrizia Malomo di Andante con Gusto e Fabio D'Amore di Assaggi di Viaggio, compagni di avventura e  interpreti sensibili di una città che è stata capace di ribaltare, nel giro di pochi anni, una definizione ingiusta e impietosa per proporsi oggi come un modello virtuoso,da ammirare e da imitare. 
Si torna agli "alfabeti",con  una prima  parte che potete leggere anche sul sito di aifb e una seconda che prometto nei prossimi giorni, in cambio della promessa da parte vostra di impegnarvi a visitare questo posto, uno dei luoghi più belli e più magici della nostra Penisola. 


 
Acqua: Matera e i Sassi, Matera e il Pane,  Matera e il Cinema, se proprio vogliamo rendere il gioco più difficile… ma Matera e l’Acqua è un’associazione alla quale neppure Freud sarebbe arrivato, di fronte al paesaggio arido delle cave dell’Alta Murgia. E’ anche per questo che si resta sorpresi, di fronte al sistema idrico di approvvigionamento realizzato dagli abitanti dei Sassi nei secoli scorsi, un monumento alle astuzie dell’intelligenza di un popolo capace di rendersi conto, da subito, che la prima e la sola possibilità di sopravvivere in quelle abitazioni scavate nella roccia passava gioco forza attraverso la disponibilità di questo bene. Da qui a sfruttare tutte le risorse della natura, dalla conformazione orografica alle piogge, il passo fu breve: il risultato è quella articolata e stupefacente rete di raccolta e convogliamento dell’acqua piovana e sorgiva che prende il nome di “raccolta delle acque” e che ha permesso ai Sassi di rientrare nei Siti Unesco. Un sistema di cisterne, naturali e artificiali, capaci di rifornire più abitazioni col principio dei vasi comunicanti e delle cadute a cascata, fra cui spicca il Palombaro Lungo, proprio al di sotto della piazza centrale della città, testimonianza della felice sinergia fra uomo e natura.
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Il Palombaro di Matera – la più grande cisterna della città
ANCO: a dicembre dello scorso anno abbiamo festeggiato con il presidente Enrico Lupi i vent’anni dell‘Associazione Nazionale Città dell’Olio e quest’anno siamo stati con loro, per l’inaugurazione del Girolio d’Italia- Speciale Expo 2015, che ha scelto Matera come prima tappa. Il doppio filo che lega AIFB ad una delle Associazioni più prestigiose del nostro Paese, intessuto di ammirazione, di gratitudine, di un rispetto profondo per la serietà, la coerenza e il coraggio con cui ANCO persegue i propri obiettivi, valorizzando le eccellenze e promuovendo in modo genuino le ricchezze del territorio delle “Città dell’Olio”, viene nuovamente srotolato, dal capoluogo lucano: ci porterà in giro per l’Italia, a dare voce a queste realtà di quella Italia ingiustamente definita “minore” e che ha trovato nel sodalizio con ANCO ed AIFB un nuovo modo per essere conosciuta, divulgata ed apprezzata.
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Azuma: è il 1945, quando e Kingiro Azuma, diciannovenne giapponese arruolatosi volontario fra i kamikaze, vede partire per l’ultima missione il suo più caro amico. Il viaggio prevede solo un biglietto d’andata, perchè i ripensamenti non abitano in quei campi di addestramento, dove il senso della vita umana si esaurisce solo nel sacrificio per la patria- e la tristezza dell’addio è mitigata dall’eccitazione e dall’orgoglio per l’impresa che di lì a poco verrà compiuta. Il prossimo a partire è Kingiro, ma la guerra, dopo soli 4 giorni dal sacrificio del suo amico, finisce. E inizia il vuoto della disperazione, per il giovane kamikaze, quella che segue allo schiaffo della inutilità di un sacrificio così grande e che non sembra offrire un salvagente per non sprofondare negli abissi dello sconforto: l’imperatore è un uomo, la religione è un imbroglio, la vita stessa è un transito, senza significato. Ma quando l’animo di Azuma sembra arrendersi di fronte all’avanzare dell’aridità dello spirito, ecco arrivare in suo soccorso l’Arte: quella appresa in famiglia, dove si lavora da sempre il bronzo, con la tenacia e l’amore degli artigiani e quella perfezionata in Italia, all’Accademia di Brera, con un maestro sensibile e raffinato come Marino Marini che accompagna Kingiro nella rinascita alla sua nuova vita. Dalle ceneri del kamikaze nasce infatti l’artista delle gocce, una delle quali è esposta in Piazza Giovanni Pascoli, davanti a Palazzo Lanfranchi, a simboleggiare quel continuo divenire che scandisce il ciclo della vita e di cui lo stesso artista è il testimone più verace. Non stupitevi, quindi, se nel vostro girovagare per Matera vi imbatterete in tanti turisti giapponesi e neppure alzate uno sguardo interrogativo, se i Materani vi fisseranno un appuntamento “davanti alla Goccia“: son solo segni di una integrazione, fra Occidente ed Oriente, fra passato e presente, che in questa piazza si è pienamente compiuta.

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Bruna (Madonna della): narra la leggenda che, nella notte dei tempi, un contadino che tornava a Matera alla guida del suo carretto si imbattè in una donna bellissima, che gli chiese di accompagnarla in città. L’uomo obbedì e, arrivati a destinazione, la donna lo invitò a portare un suo messaggio al Vescovo, presentandosi nientemeno che come la Vergine Maria. Il contadino eseguì di nuovo gli ordini e quando tornò, accompagnato dal Vescovo, trovò al posto della fanciulla una meravigliosa statua della Madonna che venne subito issata su un altro carro, più sontuoso del precedente,e trasportata per le vie della città, con tutti gli onori. La festa vera e propria venne istituita nel 1389 e da allora ogni anno, il 2 luglio, Matera festeggia la sua patrona con una cerimonia che inizia all’alba, con la suggestiva processione dei pastori e culmina con la distruzione del carro, legata anch’essa ad una leggenda che parla di soprusi di potenti e di astuzie di sudditi, nel rinnovarsi di un rituale capace ancora oggi di ammaliare vecchi e giovani e di essere segno di una profonda identità.
LA BRUNA

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Capitale della Cultura 2019: le avversarie erano roba da far tremar le vene e i polsi, ma Matera le ha sbaragliate tutte, con un verdetto a sorpresa, per chi non conosce questa città: ma basta immergersi per poche ore nel cuore del suo centro storico, lasciarsi rapire dalla poesia dei suoi scorci, dalla bellezza delle sue architetture, dalla pulizia delle sue strade, dall’operosa ospitalità dei suoi abitanti perche lo stupore svanisca per lasciar posto alla convinzione che scelta migliore non poteva esser fatta: per le certezze del presente e per le garanzie di un futuro che si annuncia radioso e gravido di soddisfazioni e sorprese.
Chiese rupestri: aguzzate la vista, dopo esservi fatti rapire dal fascino ruvido del panorama della Gravina e provate a scorgere fenditure nelle rocce o piccole costruzioni che chiudono le aperture delle grotte: avrete di fronte a voi un’altra grande bellezza della Matera nascosta, testimonianza di una civiltà ultramillenaria consegnata in architetture che si fondono perfettamente con la natura e in immagini che toccano le corde più remote del cuore.
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Cicerchie: non chiamatele ceci, perché sono tutta un’altra cosa. E neanche confondetele con quelle che trovate nel resto d’Italia, perché, di nuovo, il sapore è tutto diverso. E tutto da scoprire, da gustare, da assaporare. Meglio se in atteggiamento di devozione e di rispetto. In ginocchio, insomma: non sulle cicerchie, però, ma di fronte…
Cicoria: assieme alle fave, costituisce l’asse portante della cucina povera materana, quella che oggi viene servita in gran parte dei ristoranti che hanno fatto della rivalutazione della tradizione la loro bandiera. Sventolatela appena possibile, perché anche per questi prodotti valgono le considerazioni appena fatte: altrove è diverso – e infinitamente peggio…
Cinema: che si tratti dei ricordi dei più giovani, con La Passione di Cristo di Mel Gibson o di quelli dei più vecchi, con Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini o delle reminescenze dotte dei cinefili (da La Lupa di Lattuada a Basilicata Coastto Coastdi Papaleo), la storia del cinema si intreccia di necessità con Matera, set di ben 55 film. Il paesaggio metafisico dei Sassi, infatti, ha costituito l’ambientazione ideale per storie di grande impatto emotivo, capaci di portare sulla scena la forza della scabra essenzialità, che trovavano proprio in questo paesaggio altrettanto avulso dalla storia lo scenario più adatto, in cui fondersi in un grido di denuncia sociale ed umana, capace di travalicare i tempi e lo spazio. Concendetevi un percorso guidato lungo i vari set, giocando a ripercorrere con la memoria le scene più salienti dei film e a ritrovare le sagome delle scenografie più conosciute – e pazienza se si è arrivati tardi e Mel Gibson e la Bellucci se ne sono già andati: sarà comunque un’esperienza indimenticabile.
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Cuccù: definirlo “fischietto” è riduttivo, questo piccolo manufatto in terracotta che rappresenta uno dei simboli della cultura popolare più antica e più genuina: in origine, scacciava il malocchio e gli spiriti del male e per questo veniva  murato nei camini o appeso sulle culle dei figli non ancora battezzati o dato in dote ad ogni figlio maschio, rudimentale assicurazione contro i tiri mancini dei maligni. Oggi, restano i segni di questa antica funzione apotropaica nella consueta forma del gallo e nella ricchezza delle decorazioni,anch’esse auspicio di prosperità e di gioia. Restano uno dei migliori souvenir da infilare in valigia sulla via del ritorno- e chissà che, magari, non finiscano davvero per portarci fortuna….
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Falco grillaio: simbolo della Murgia materana, il falco grillaio sta ai cieli di Matera come le stelle cadenti a San Lorenzo: impossibile non scorgerne almeno uno, fra gli uccelli che volano sopra i Sassi, habitat naturale di questa specie che nidifica sotto le tegole dei loro tetti e, da specie monogama quale è, li elegge come propria dimora, per riprodursi e moltiplicarsi. Dalle ultime stime, sembra che proprio a Matera risieda la più grande colonia di questa specie, altrove in estinzione e qui, invece, ben radicata e soddisfatta. Quando si dice “hic manebimus optime…”
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Frantoi: fra le sorprese che si celano dentro le grotte, i frantoi ipogei, scavati sotto terra alla ricerca delle migliori condizioni climatiche, sono una delle tante realtà produttive oggi riscoperte e portate a nuova vita. Sapienti restauri li consegnano a nuove soluzioni d’uso (come il suggestivo frantoio dei Sassi, della famiglia Miccolis, oggi adibito a spazio multiculturale), ma antico è il legame con un popolo che più d’ogni altro ha dovuto addomesticare la natura, per sopravvivere, e lo ha fatto in modo armonioso, coniugando la necessità con il rispetto per ciò che lo circondava e consegnandoci oggi un’alta lezione di civiltà, capace di travalicare i tempi.
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(segue)