giovedì 23 aprile 2015

FORK BISCUIT DI MARY BERRY PER LO STARBOOK DI APRILE


Solo tre ingredienti...
nessuna attrezzatura, per prepararli....
Un quarto d'ora in tutto...
E no, non siete sul blog dell'Araba.
Ma l'indirizzo, dovete cambiarlo lo stesso...
Tutti  da Starbook!!!

mercoledì 22 aprile 2015

PANINI CORNUTI (Crusty Dinner Rolls) per il THE RECIPETIONIST di Aprile 2015


io sono una che gelosa non è. 
Giuro: la gelosia è il grande assente dei mille e mille difetti che ho e anche se non mi manca affatto (detesto tutte quelle robe che hanno la sola conseguenza di farti stare male, inutilmente),ogni tanto mi ci sono interrogata pure, sul com'è che non scorresse il sangue del compare Turiddo, nelle vene della sottoscritta. 
Credo che dipenda da quel senso di libertà che, dall'esterno, potrebbe anche sembrare menefreghismo e che invece nasce dall'aver elaborato che le scelte migliori, anche quelle che ti escludono in parte o del tutto, nascono dal libero esercizio delle proprie facoltà, oltre che da una valutazione terra terra, per cui se mi fido,mi fido e viceversa-e chiudiamola lì. 
Però, mi sono accorta in questi anni che della Cri io sono gelosa. 
O meglio: sono gelosa di tutte quelle che ne parlano bene. 
Che è facilissimo, sia chiaro: trovatemi una donna che sia dotata di tutte le virtù al massimo grado,come lo è lei, e non se la tiri per niente, come fa lei-e ditemi se il parlarne bene non verrebbe spontaneo anche a voi.
E' naturale, immediato, logico. 
Eppure, io mi ingelosisco. 
Perchè mi son convinta, in questi anni di amicizia ruvida, silenziosa e presente,  che lei sia molto, ma molto, ma molto di più di quello che si vede e anche di quello che si intuisce.
E son pure convinta di saperlo solo io, qui dentro. 
E per questo, col cavolo che ve lo dico.
Ingelositevi un po' voi, no? :-)



Io l'avevo detto, no, che non ne voglio più saltare uno,di The Recipe-tionist?
E l'avevo detto, no? che quello con la Cristiana vincitrice non me lo sarei perso, per nessuna cosa al mondo?
E quindi, ogni promessa è debito. 
Senza plentaria, senza spianatoia, senza lievito di birra e, udite udite, pure senza burro, che l'ultima volta ho comprato la margarina e mi devo ancora riprendere dallo choc, ecco a voi i Crsipy rolls di Beuf à la Mode, nella versione rigorosamente cornuta della sottoscritta. 
Perchè senza corna, che gelosia è?



Una sola annotazione
Al posto del burro (ma da quando in qua la margarina si chiama Butterspread, scritto così - butterspread, e pure tutta fasciata nella stagnola dorata, porcaloca a me che faccio la spesa senza occhiali...), dicevo al posto del burro ho usato il latte. 
Le proporzioni vanno tutte a farsi benedire, perchè qui al momento non trovo una buona farina per pane. Per buona, intendo qualcosa che non sia un mix delle più strane cose, venduto come Bread flour, come quelle che ho comprato finora. Quindi, ho dovuto idratare di più. Idem per la cottura- e soprattutto per i postumi: a casa mia, sarebbero stati perfetti: qui, si sono afflosciati per via dell'umidità. 
Ma buoni lo erano- e già il fatto che usi il verbo al passato, la dice lunga...




 

martedì 21 aprile 2015

QUESTIONE DI ETICHETTA- TORTA DI FRAGOLE E CIOCCOLATO (SENZA COTTURA)

torta di fragole e cioccolato senza cottura

Il giorno prima della mia partenza per Singapore ero a Pisa. 
(che non è normale me lo hanno già detto tutti quelli che mi conoscono, e pure da qualche decennio. E comunque, il giorno prima ero a Firenze, ecco)
Stavo dicendo, il giorno prima della mia partenza per Singapore ero a Pisa, tutta presa da un corso di fotografia che seguivo con lo stesso fervore di chi sa che la prossima tappa è Lourdes, quando all'improvviso squilla il cellulare. 
Guardo- e vedo che all'altro capo c'è la vicina della ex casa. 
E' domenica, sono le dieci, chiama me e non altri membri della famiglia, ergo è un'emergenza. 
Al "pronto", sono già in tachicardia
Al "ci sarebbe un telegramma per Giulio" parte una raffica di extrasistole che nemmeno il mitragliatore di Rambo.
Al "leggimelo subito", sono già in modalità rosario, con un fioretto ogni tre avemarie.
il testo è breve ma prolisso, perchè è tutto una citazione di leggi e leggine, commi e controcommi e riesco a capacitarmi dell'accaduto solo quando si arriva alla firma, in  fondo. Che è quella di una grossista di cibo, dove ogni tanto ci si serve, giusto sotto  le feste o in previsione di grandi eventi. Per accedere, ci vuole una tessera che, nella fattispecie, riporta a mio marito. 
E che, nella fattispecie due, era stata usata da mia suocera, per fare scorta di acciughe sotto sale al suo bambino, qui a Sing Sing. 
Con tutta che la marca acquistata è la migliore su quel tipo di mercato, è venuto fuori che l'etichetta della confezione non riportava la tracciabilità del prodotto e quindi, nell'ordine, 1. bisognava avvisare immediatamente il cliente, e pazienza se la santificazione della domenica avviene in modo leggermente diverso da quanto prescritto dal messale; 2. bisognava riportare indietro il prodotto 3. e sostituirlo con quello con l'etichetta corretta. 
Questo, dalla vostra parte del mondo.
Dalla mia, ieri c'erano delle fragole meravigliose: perfette, rosse rosse, tutte meravigliosamente uguali e dannatamente troppo belle per essere vere.
Solo che qui la tracciabilità si chiama "Korea". 
Almeno ditemi se è del Nord o del Sud...

 TORTA DI FRAGOLE E CIOCCOLATO
SENZA COTTURA


In teoria, ci vorrebbe uno stampo da cheese cake, a cerniera, oppure uno da crostata col fondo amovibile- se desiderate sformarla. Altrimenti, si può mangiare anche direttamente dalla teglia, a cucchiaiate, senza ritegno. Intanto, qui non ci si formalizza...

Imburrate bene lo stampo, fondo e bordi e stendete sul fondo un foglio di carta da forno. Imburrate pure quello.
Riducete in polvere dei biscotti al cioccolato (per uno stampo di 24 cm di diametro, ce ne vogliono circa 250 g) e aggiungetevi 100 g di burro fuso. Mescolate bene e versate il composto nella tortiera. Facendo pressioni con la mano, stendetelo in uno strato sottile sul fondo e sui bordi. Mettete in frigo per un'oretta. 
Mondate tante fragole quante ne servono per rivestire metà del fondo della torta e tagliatele in due. disponetele sul fondo, così...

torta di fragole e cioccolato senza cottura


dopodichè, se siete di corsa, preparate una ganache veloce al cioccolato,portando quasi a bollore 250 g di panna fresca liquida e versandola lentamente su 250 g di cioccolato fondente al 70%, spezzettato. Con una frusta, far sciogliere bene il cioccolato e versare la crema sulle fragole. Tenere in frigo fino a mezz'ora prima di servire.

se avete più tempo, potete fare la ganache montata di Santin (anche questa, nella versione semplificata)
Ingredienti:
• 350 gr. di panna
• 350 gr. di cioccolato al 70 o 75 % di cacao
• 260 gr. di panna montata
Preparazione:
Scaldare la panna e versarla sul cioccolato finemente tritato mescolare fino ad avere un impasto omogeneo. Lasciare raffreddare fino alla temperatura di 40° e incorparare la panna montata.

E buon appettito....


venerdì 17 aprile 2015

C'è un boa nella canoa (Crema Pasticcera di Iginio Massari)


...e il terzo giorno, di venerdì 17, dopo aver inaugurato la parte pratica della cucina mettendo un etto di sale nella pasta frolla, nel pieno di una singolare ondata di caldo alla quale i media singaporiani dedicano speciali in Tv e infauste previsioni (in un luogo senza stagioni, il tempo varia lievemente ad ogni trimestre), l'incubo che mi ha tenuta sveglia nelle notti genovesi nonchè il pensiero ricorrente nelle corripondenti giornate ha drammaticamente preso forma, in una cosa che striscia sotto la lavatrice. 
 

Oltre non vado, perchè vederlo e avere una crisi isterica è stato tutt'uno. 
E provate voi, ad avere una crisi isterica con le mani in pasta: neanche potevo strapparmi i capelli, per dire. Correre sì, salire sul letto pure (gli armadi sono al soffitto, altrimenti altro che Reinhold Messner.. già sembravo Mennea nei cento metri), urlare come un maiale sgozzato anche, con tanto di pianti e singhiozzi e "io me ne torno a casa e qui dentro non ci sto un minuto di più": ma mi rendo conto, a posteriori, che all'interpretazione è mancato quel tocco di drammaticità che avrebbe potuto renderla memorabile.
Molto più di quanto non sia stata la Van Pelt in sottoveste, che si succhia la frolla dalle dita, maledicendo il giorno che ha deciso di venire a Sing Sing-e ancor di più quello in cui ha deciso di fare le grandi pulizie, visto che ora ho grumi di pasta per tutta la casa e pure sul letto. 

Anyway, come è entrato, è uscito- e da dove, non si sa. 
E, per la cronaca (e per quella povera donna di mia madre, che starà agonizzando davanti al pc), non era un boa. 
Neanche un serpente a sonagli. 
E neanche un serpente, dai. 
Ma per una come la sottoscritta, che non batte ciglio davanti al più peloso dei ragni, ma perde tutto il suo aplomb se solo c'è una lucertola nel raggio di cento metri, ecco: una robina che striscia sul pavimento è il peggiore buongiorno che si possa immaginare.
Quasi come quello che ho dato io, al sonnolento quartiere dove abito...


foto con dannata luce naturale del mattino, quella che spiana le rughe e fa far belle foto, dalla parte giusta del mondo


Tanto per darvi l'idea del caldo che si è messo, faccio la spesa alla sera. Meglio dalle 22 in poi, perchè prima è impossibile anche solo pensare di uscire, figuriamoci tornare appesantiti da borse, borsette e borsine. Per fortuna che qui sono attrezzati, per cui i supermercati sono aperti fino a tardi e qualcuno pure 24 ore su 24. Il lato negativo è che c'è sempre pieno di gente, ma in una città che strizza più di sei milioni di abitanti su un'isoletta, non è che ci possano essere grandi alternative. Il problema, semmai, è l'assoluta incapacità dei Singaporiani di desbelinarsi nelle situazioni di criticità (dall'uscita della metropolitana alla cassa del super),ma questo va alla prossima puntata. In quella di oggi c'è la risoluta e consapevole decisione che l'unico modo per ritrovare una rotta diversa da quella che mi vuole a casa mia, con le mie cose, i miei libri, i miei ritmi, il mio lavoro, mia figlia e l'uso di una lingua comprensibile ai più, passasse di necessità attraverso il riprendere a cucinare. 

Mai decisione fu più infausta: perchè qui manca tutto.

Laddove  per tutto si intendono le 102 teglie, il Ken, le fruste elettriche, il minipimer, un matterello come si deve, una spianatoia in legno, una bilancia -e, buon ultimo , un cestino della rumenta che non stia alle formiche come i saldi dell'outlet alle shop-aholic. 

La mission impossible è trovare una terrina di plastica dove impastare. 
Me ne serve una "normale", coi bordi alti, per avviare gli impasti altrettanto normali, da mezzo kg di farina. 
Niente da fare. 
Manca il concetto di "bordo alto- diametro largo".
Ti propinano un rosario di ciotoline per il riso, poi passano a quelle del cane, dopodiché o ridono o si offendono e tu resti lì, a chiederti quando diamine finirà 'sto caldo che almeno esco e vado all'Ikea. 
Che almeno lì son svedesi, sono alti e hanno freddo. 




Insomma, perfarla breve, volevo fare il Pan di Spagna perl'MTC e invece, niente, più che una frolla non son riuscita a preparare. Però, la crema pasticcera è di Iginio Massari e basta vederne il colore,per avere idea di quanto sia buona e ricca. 
Eccovi le dosi (io le ho dimezzate)

Ingredienti:
500g tuorli d' uovo
250g zucchero
80g amido di riso
1000g latte intero di alta qualità
N 1 bacca di vaniglia Bourbon Madagascar
N 1/2 limone grattugiato

Fate bollire in un tegame il latte, la vaniglia e la buccia di limone.
A parte, mescolate con un frustino, i tuorli, lo zucchero e l'amido di rIso
Dopo l'ebollizione filtrate il latte e incorporatelo ancora bollente nella massa appena ottenuta.
Cuocete il tutto mescolando in continuazione con un piccolo frustino e a bagnomaria.
( potete altrimenti usare una pentola in rame)
Togliete la crema dal fuoco nn appena si addensa.
Raffreddatela veloce te versandola in un tegame freddo e continuate a mescolare finché  non raggiungerà i 50°C
N.b. Grattugiare solo la buccia del limone ( parte gialla)

E se riesco a trovare la forza di accendere il forno, domani c'è pure tutto il resto :-)

 

giovedì 16 aprile 2015

IL MAGICO POTERE DEL CLAM CHOWDER



Fra le decine e decine di commenti e di mail che mi sono arrivate ieri (a proposito, grazie, specialmente a chi ancora non conoscevo e che ha aspettato che fossi a debita distanza per manifestarsi come mio fedele lettore)...
.......................
????????????
......................
Ho perso il filo. 
E' il jet lag.
Due notti che non dormo. 
Daccapo, dai...

Fra le decine e decine di commenti etc. etc., quelli più accorati riguardavano la sorte delle mie ricette. 
Non della sottoscritta, condannata a sciogliersi dall'altra parte del mondo. 
Non di una povera food blogger in disperata crisi di mezzetà identità, convinta di aver trovato una spinta a ricominciare qui sopra con la nuova esperienza singaporiana, perchè intanto di ricette è pieno il web e cosa vuoi che gliene importi, alla gente, di che cosa è uscito/esce/uscirà dalla mia cucina. 
Nada de nada, ingrati che non siete altro :-)
Le ricette, vi interessano. 
...che non è che ci lasci orfani, che non è che smetti di cucinare, che non è che ti dimentichi degli amici che negli anni si son sacrificati a provare tutto quello che ci hai propinato qui sopra e hanno pure avuto la faccia tosta di dirti che era pure buono e riusciva alla prima...
Ve potessino, a tutti quanti :-)
Tanto, che vi lovvo tutti,lo sapete già. 


Una precisazione, però: prima che vediate una ricetta orientale, preparata con le mie mani, passerà parecchio tempo. 
Perchè la faccenda è complicatissima, altro che piglio due noodles e un paio di bacchette. 
Qui c'è un macrocosmo di mondi, tutti ugualmente ricchi e complessi, sia da realizzare sia da capire: e se sarà facile sentirmi parlare di cucina dell'Estremo Oriente, sarà difficilissimo vedermi alle prese con queste preparazioni, almeno nei primi tempi. 
Prima, devo mangiare. 
Poi, devo imparare a fare la spesa. 
Poi, ovviamente, studiare:leggere, fare corsi, approfondire, sperimentare. 
Al momento sono alla fase uno-e qualcosa mi dice che durerà un bel po'. 




Anzi, a dirla tutta, la mia sola preoccupazione, al momento,è quella di poter ricreare qui il cibo di casa. Son partita con una valigia da emigrante che neanche Totò e Peppino, ho un vaso di basilico sul terrazzo e qualche kg di Parmigiano nel frigo e mai mi sono sentita confortata come quando mi sono inciampata nel reparto dedicato a Waitrose, nel supermercato sotto casa, con le marmellate biologiche e le farine macinate a pietra (per inciso, la pietra potrebbe essere giusto il rubino del Maraja, visto quello che costano). Quindi, al momento, aspettatevi esperimenti sul fronte europeo, oltre che, naturalmente, l'archivio "storico", da cui oggi pesco una zuppa che vi avevo promesso,giusto nel mio scorso soggiorno singaporiano, vale a dire quella clam chowder agli asparagi che farà contenti un po' tutti, i vegetariani in primis* e quanti amano così tanto questo piatto da volerlo sperimentare in tutte le sue possibili varianti

*è chiaro che eliminando la pancetta, non si farà più un clam chowder ma un'ottima zuppa. Al momento, non mi vengono in mente sostituti adatti, ma ci penso e semmai torno ed aggiorno.


A questo proposito, quella che segue è un'ottima base che si presta a varie soluzioni: se non vado errata, la ricetta originale prevedeva i broccoli. Ero io che li avevo sostituiti con un mazzo di asparagi bianchi di Bassano, che su di me fa l'effetto di una vagonata di rose rosse, elevata alla enne, modificando tutto il resto. 
Quindi, se vi piace questa zuppa (e vi assicuro che è praticamente impossibile che non succeda), nulla vi vieta di adottarla tutto l'anno, mantenendo invariata la base e sostituendo i complementi. 

Per la base
1 patata grossa o 2 piccole
brodo vegetale o acqua, per la cottura
100 g di pancetta
200 ml di latte intero, fresco
100 ml di panna liquida, fresca
burro oppure olio extravergine
sale

per la variante agli asparagi
uno scalogno, di misura media
1 mazzo di asparagi bianchi di Bassano
pepe bianco, di mulinello

il rametto di aneto che vedete nella foto aveva solo uno scopo decorativo, quindi non c'entra.  Tendenzialmente, non so mai quale erba abbinare a questo ortaggio: sono della scuola dei "nudi e puri", per cui più che un velo di burro fuso e una generosa spolverata di Parmigiano non metto. Al limite, una macinata di pepe bianco, giusto per ravvivare un po', ma oltre non vado. E per la clam chowder, vi direi di fare lo stesso....

Il burro è nella ricetta originale, ma può essere benissimo sostituito con un filo di extravergine. 
Invece, la panna sarebbe facoltativa, ma non me la sono sentita :)
Se avete una salute di ferro e/o volete trasgredire,unatantum, potete anche invertire le dosi. E se mi giro di là, anche fare solo panna. Non vi dico cosa vien fuori,perchè sarebbe istigazione a delinquere...


Procedimento
Mondate gli asparagi: lavateli bene sotto l'acqua corrente, eliminando residui terrosi con uno spazzolino,poi tagliate via le parti legnose. Se i gambi dovessero sembrarvi ancora duri, eliminate le parti più esterne, con un pelapatate. 
Tagliateli a tocchetti di circa 2 cm ciascuno. 
Lavate le patate, sbucciatele, passatele velocemente sotto l'acqua del rubinetto, poi asciugatele e tagliatele a pezzetti, il più regolari possibili
Mondate lo scalogno, lavatelo e tritatelo finemente, col coltello. 

Scaldate il brodo vegetale o l'acqua, fin quasi a bollore

In un'ampia padella, meglio se antiaderente, versate un giro di olio: scaldatelo a fiamma media e fatevi insaporire lo scalogno, mescolando velocemente, per non farlo bruciare: non è necessario fare un soffritto, per cui bastano davvero pochi secondi, mezzo minuto al massimo. Aggiungete poi le patate e gli asparagi, salate, mescolate bene e fate insaporire per un minuto o due, sempre mescolando. Coprite a filo con il brodo o l'acqua, caldi, abbassate la fiamma al minimo, mettete il coperchio e lasciate cuocere, fino a quando gli ortaggi saranno teneri (circa 20 minuti).
Non preoccupatevi se il liquido non si assorbe in cottura, anzi: ve ne servirà un po', quando frullerete tutto quanto.

Mentre cuociono gli asparagi e le patate, tagliate a piccoli cubetti la pancetta e fatela tostare in una padella, senza alcun condimento:fiamma media, cucchiaio per mescolare a portata di mano,  perchè non deve attaccarsi al fondo. Appena il grasso inizia a fuoriuscire, abbassate la fiamma e fatela cuocere dolcemente, per pochi minuti, fino a quando sarà morbida e traslucida. Scolatela bene con una schiumarola e tenete da parte. 

Appena le patate e gli asparagi sono cotti, spegnete il fuoco, scegliete le punte di asparago più belle e mettete da parte anche queste, poi passate tutto quanto in un frullatore (acqua di cottura compresa), fino ad ottenere un composto molto denso.
Passatelo al setaccio, senza fare obiezioni :-), perchè con leverdure filamentose non si sa mai.

Dopodichè, prendete una casseruola abbastanza capiente, versatevi la purea vegetale, la pancetta, il latte e la panna. Aggiustate di sale e mettete sul fuoco, fin quasi a bollore. Servite immediatamente, con una spolverata di pepe bianco macinato al momento. 

L'accompagnamento ideale sono crostini di pan brioche, leggermente tostati.






mercoledì 15 aprile 2015

E' ufficiale: An Old Fashioned Lady in Singapore


image from here

Mettiamola così: non avevo più nulla da dire, con questo nuovo blog, aperto più solo per recuperare le millanta ricette sparse per il web, e quest' ultima tranvata di una vita che sembrava giunta al capolinea degli obiettivi dà un nuovo senso a una presenza sul web sempre meno convinta. 
Già, perchè un diario ci vuole, qui dall'altra parte del mondo, un po' per fissare tutto, ma proprio tutto quello che capita, in una città lontana anni luce dal nostro stile di vita- e un po' per celia e unpo' per non morir: perchè sapere che, almeno per i primi tempi, ieri sarà uguale a oggi e oggi sarà uguale a domani è cosa fortemente ansiogena, almeno per la sottoscritta. 
E dunque, cominciamo.
E cominciamo dal più classico degli inizi, ovvero il "che ci fate lì?" che  è la domanda più ricorrente che mi sento porre, da quando abbiamo deciso di trasferirci a Singapore
 


Tutto ebbe inizio alla fine dello scorso ottobre- il 2014, pochi mesi fa- e con un congresso di non ho capito bene cosa, in cui mio marito doveva fare una relazione. 
Su cosa, non lo so neanche adesso, ma francamente non è che mi sia mai importato molto: se accompagno l'ingegnere nei viaggi di lavoro, l'unico parametro da considerare è quanto riuscirò a fare da sola, senza di lui. E visto che Singapore sembrava rientrare a pieno titolo nell'elenco dei luoghi per donne -single-con- marito- ingegnere, ho pronunciato il fatidico "vengo anch'io". 
Avesse detto "no, tu no", il consorte, non saremmo qui. 
Invece, è andata che siamo partiti, siamo arrivati, ci siamo intontiti per il jet lag, mi sono stordita di frappuccini e dim sum e quando avevo finalmente deciso che "ok, Singapore è bellissima, ma non fa per me", è arrivata la bomba. 
"Mi hanno offerto un lavoro, qui"
Ora, immaginatevi la scena. 
Sfondo anonimo di camera di hotel, categoria "no smoking, no escort", con valigie spalancate sul letto da due giorni, modalità "la mia casa aspietta ammé", e la Van Pelt con una cofana di capelli da 95% di umidità costante, un incrocio fra Napo Orso Capo e Branduardi prima maniera, che alza lo sguardo dal condizionatore al quale è stata avvinta tutto il giorno, chiamandolo Hitchcliff e sognando le brume del Masonshire, solo per dire: 
" e tu hai accettato,vero?"
ATTENDERE CHE FINISCA IL RACCONTO, PRIMA DI COMMENTARE CHE NON SONO NORMALE

Vien fuori che no, non ha accettato, perché non ha i requisiti. Quali requisiti, non si sa-perchè nemmeno li ha chiesti. 
Non è adatto-e basta.
Ora, se c'è una cosa che mi banda in bestia è rinunciare a priori. 
Le uniche rinunce ammesse, nel mio decalogo, riguardano quello che nonti piace, quello che ti fa fare brutta figura e quello che fa ingrassare. 
Per tutto il resto, ci si prova, specie se, come nel caso in questione, non c'è niente da perdere e se si è dotati di un cervello al cubo, a seppur minima compensazione di tutto il resto, dalla diplomazia al senso dell'ordine. 
E quindi, per la prima e finora unica volta nella storia, il gentile popolo di Sing Sing ha assistito ad una puntata in trasferta della famosa telenovela "Albaro come Secondigliano", un po' come quando era venuto Ridge a Portofino, per Biutiful- con la piccola differenza che il mascellone della sottoscritta non era immobile in posa statica,  ma dava fiato a pieni polmoni a tutte le sue teorie. 
Il viaggio di ritorno ci ha visti silenziosi e indifferenti. 
Idem, nei giorni successivi al rientro. 
E poi, ho smesso di pensarci, fino alla metà di novembre, quando trovo sul tavolo della cucina una serie di fogli, smarcati con delle crocette, a penna. 



"Sai, quel lavoro a Singapore?... ecco, mi han mandato i requisiti... e le voci smarcate, son quelli che ho"
Con tutta che amo i cimiteri, mai così tante croci mi hanno riempito di gioia. 
E quindi, vai con gli "wow, che bello, ma che figata, ma che opportunità, ma come sono contenta, che finalmente si parte anche noi, ancora qualche anno e andiamo, il tempo di far finire gli studi alla Carola, io arrivo al minimo dei contributi e..."
No. 
Mi sbaglio. 
Non è "ancora qualche anno". 
E' domani, o meglio oggi, o meglio subito. 
Si parte il 6 gennaio -e siamo al 27 di novembre e all'improvviso mi rendo conto dell'enormità della cosa. 
La mia casa, il mio lavoro, la mia carriera, le mie cose-devo rinunciare a tutto. 
E non oso affrontare la parte più dolorosa, quella degli affetti, di una mamma e una sorella che uno scherzo del destino ha legato in maniera inaspettata- e mia figlia, il cui "io non vengo" ha il sapore amaro  di una morte annunciata. 



Per farvela breve, da ieri sono qui- definitiva. 

Ho raggiunto mio marito per tre settimane a gennaio, il tempo di trovar casa, fare finta di arredarla e metterlo in condizione di avere un posto dove tornare alla sera (per le mogli degli ingegneri, ogni spiegazione è superflua, per le altre è inutile), sono tornata ai primi di febbraio, ho chiuso la nostra casa, ammassato il suo contenuto in un altro appartamento e mi son trasferita da mia madre, con la figlia e il gatto. Al momento, lavoro ancora (come un'ossessa: vorrei concluderò tutto il possibile, prima dell'addio), ma con l'autunno chiuderò anche quella a cui avevo pensato come  ad una certezza, nella mia vita, e che invece si è rivelata l'ennesima parentesi. Mia figlia andrà avanti e indietro, i miei suoceri sono già stati qui, nelle settimane in cui non c'ero e stiamo organizzando un Natale all'Equatore, con un elenco di invitati che inizia e non finisce, da cui mancano solo Boldi e De Sica, per essere al completo. 


E quello che succederà, nel mezzo, ve lo racconterò da qui. Ricette varie comprese. 



venerdì 3 aprile 2015

HOT CROSS FUDGE


Sono stata una bambina a cui la carne non piaceva. 
A dirla così, non sembra diagnosi da traumi infantili. 
A viverla, quarant'anni fa, era una specie di incubo. La "carne" era ancora il simbolo del benessere, economico e fisico. Non avere la fettina tutti i giorni e l'arrosto la domenica era cosa che veniva guardata con sospetto e l'unica alternativa all'agire scellerato (NON MANGIANO MAI LA CARNE!!!) era una non meglio definita zona di povertà che, se mitigava gli accenti (non mangiano mai la carne), non riduceva di un centimetro le distanze fra noi e loro.
Mia nonna, reduce da due guerre e da due dopoguerra, aveva salutato il boom economico in macelleria. Non solo preparava carne tutti i santi giorni, ma era anche arrivata ai punti di fare i ravioli, tutti i santi giorni, per nascondercela in pietanze più saporite e propinarcela così. In più, curava tutto con quella: "è perchè non mangi carne" era la diagnosi che immancabilmente seguiva a qualsiasi magagna infantile, dalla varicella alla verruca sotto il pollicione, passando per i lividi da bicicletta e i raffreddori della primavera.
Nel mentre, io escogitavo tutte le possibili scappatoie: non so quanti animali ho nutrito, quanti panini ho scambiato (odiavo pure il prosciutto cotto,altro must della mia infanzia), quante lacrime ho sparso, su quelle fettine che riducevo a coriandoli, per riuscire a mandarle giù,ma invano: ho dovuto aspettare l'emancipazione, per poter dire definitivamente addio alla parte più odiosa della mia educazione alimentare - e questo senza mai essere sfiorata dall'idea di diventare vegetariana: mettetemi di fronte a un piatto di salumi "da uomini duri" e vedete come mi riconcilio col mondo animale. Ma il resto, proprio no.
Tutta 'sta pappardella per dire che a me la Quaresima piace. E il Venerdì Santo, gastronomicamente parlando, mi ha turbato molto di meno che la Pasqua con l'agnello.
Il che non mi esime dal ricordare che, per i cattolici come la sottoscritta, la ricetta che segue non è propriamente indicata per la commemorazione di oggi. E non conta, che abbia la croce sopra...



ovvero,un fudge fatto come si deve, al gusto di hot cross buns, panini pasquali speziati e arricchiti da uvette, contraddistinti da una specie di punto croce sulla loro sommità. Ormai, gli Inglesi si sbizzarriscono anche su questi, con versioni alle mele, al cioccolato, con spezie esotiche, senza uova e senza burro e nel novero delle eresie, ci sta anche ridurlo a fudge, come hanno fatto Kitty Hope e Mark Greenwood, con un must della Pasqua 2015, che non potevamo non diffondere da qui....

per 24 pezzi circa
500 g di zucchero semolato
300 ml di panna frescaliquida
50 g di burro, a cubetti
100 g di scorzette di arancia candite
100 g di uvetta
1/2 cucchiaino di cannella
1/4 di cucchiaino di chiodi di garofano macinati
1/4 di cucchiaino di noce moscata
1/2 cucchiaino di all spices (pimento o pepe giamaicano)
la scorza grattugiata di mezza arancia non trattata
la scorza grattugiata di mezzo limone non trattato
 
per la glassa
100 g di zucchero a velo setacciato
il succo di mezza arancia, filtrato

olio o burro per ungere la teglia

una teglia quadrata di 22cm di lato
un termometro da zucchero 

La ricetta che segue  è quella del fudge come si faceva una volta, cioè cuocendo lo zucchero a lungo, sul fornello. L'unica nota dolente è il tempo, perché per il resto si tratta di una preparazione facile e con un risultato finale che vi ripagherà di qualsiasi fatica. 
Il termometro è indispensabile. 

Per prima cosa, preparate la teglia: ungetela bene, poi rivestitela di carta da forno, in modo che aderisca bene al fondo e ai lati. Cercate di stenderla, senza che faccia grinze, perchè queste  poi rimarranno sul fudge. 

Prendete una casseruola dal fondo spesso e versatevi lo zucchero, la panna e il burro. Scaldate a fiamma media, mescolando bene in modo da amalgamare tutti gli ingredienti fra di loro: portate a bollore, poi abbassate la fiamma e fate bollire sempre mescolando per almeno 20 minuti: dovete portare il composto alla temperatura di 118°C. 
Misuratela al centro della pentola, senza mai toccare il fondo, e con frequenza sempre maggiore, a mano a mano che aumentano i tempi di cottura. NON TOCCATE MAI con le dita il composto:se lo fate cuocere a fiamma bassa, non dovrebbero esserci schizzi di sorta: lavorate comunque ad una certa distanza, con le stesse precauzioni utilizzate per fare il caramello. 
Leccare il cucchiaio è sommamente vietato, sempre-e in questo caso, di più.
 
Appena raggiunti i 118°C, togliete il fudge dal fuoco e unite gli altri ingredienti. 
Potete variare sull'uvetta e sui canditi: in casa mia, per esempio, non piacciono nè l'una nè gli altri e quindi ho messo 150 g di mirtilli rossi e basta. Sono meno ricchi, ma a noi sono piaciuti così. Invece, le spezie e soprattutto le scorze di agrumi andrebbero lasciate inalterate. L'All Spice non è sempre facilissimo da reperire ma non è più così irraggiungibile come un tempo:magari, se invece di dire All Spice chiedete "pepe di Giamaica" o "Pimento" potete avere più probabilità di essere soddisfatti. 
 
 

Dopodiché, mescolate ininterrottamente il fudge per almeno 15 minuti, con un cucchiaio di legno:questa procedura serve  per farlo raffreddare senza che si indurisca troppo. Alla fine, vedrete che si staccherà da solo dal bordo della casseruola:a questo punto,trasferitelo nella teglia, livellatelo bene con il dorso di un cucchiaio di alluminio o con una spatola o con un coltello a lama larga (meglio inumidirlo leggermente, se il fudge dovesse essere troppo denso) e mettete in frigo per un'ora. 

Preparate la glassa, con lo zucchero a velo e il succo d'arancia: per me, il succo di mezza arancia è una dose esagerata. Ho aggiunto liquido poco alla volta,mescolando bene, fino ad ottenere la consistenza che vedete nella foto: a dir tanto,due cucchiai. Mettete la glassa in una siringa, con bocchetta liscia

Togliete il fudge dalla teglia, sollevando la carta da forno. Tagliatelo a cubi regolari e, con lasiringa, formate su ciascuno una croce di glassa. Lasciate asciugare completamente, a temperatura ambiente.

In teoria, dovrebbero durare parecchio,almeno una settimana, meglio se in un contenitore ermetico nel frigorifero. In pratica, si mangiano molto più volentieri di quanto si immagini. Li ho già preparati tre volte, in un mese, e continuo a ricevere insistenti richieste perchè li faccia di nuovo.

Da qui, la pubblicazione della ricetta, che sa tanto di "e fateveli un po' da voi" :-)
Ma a Pasqua, si chiama "condivisione"

Buone Feste a tutti
Ale